Intervista a Stefano Caldoro/A dieci anni dalla scomparsa di Craxi

L’eredità di Nenni e di De Gasperi

di Riccardo Bruno

Stefano Caldoro - Ministro per l’Attuazione del programma del governo Berlusconi nel 2005, segretario del nuovo Psi e ora dirigente nazionale del Pdl - nel 1976, quando Craxi vinceva il congresso del Midas, si iscriveva alla Federazione giovanile socialista di Napoli. Iniziava una stagione politica di fervente autonomista. Dopo aver percorso tutte le tappe della dirigenza socialista in Campania, con la soddisfazione di guidare un Psi regionale più forte del Pci, Caldoro viene eletto a Montecitorio nel 1992. Appena in tempo per partecipare in prima persona alla caduta degli dei del Garofano. Il giovane deputato del Psi nella sua prima legislatura abitava al-l’hotel Rafael sotto l’appartamento di Bettino.

Vittorio Feltri ha confessato che l’abitazione del Rafael di Craxi era in verità non una stanza delle Mille e una notte, ma una cameretta disadorna. Può confermare?

Certo. Craxi era un uomo che non mostrava interesse per i beni materiali, aveva una stanza piuttosto piccola, mi ricordo che conteneva solo libri.

Hanno pesato lo stesso: è venuto giù tutto!

Vedo che a dieci anni dalla sua morte inizia una riflessione più complessa che non può prendere sul serio la criminalizzazione dipietrista. Io nel ‘92 facevo parte di un gruppo di 91 parlamentari alla Camera dei deputati. 2 terzi di loro hanno avuto avvisi di garanzia vari. Il 95% per cento è stato poi assolto dalla stessa magistratura nel corso dei processi. Mi sembra che queste cifre diano un’idea appropriata del fenomeno che è stato vissuto e su cui risparmierei ulteriori commenti.

Lei è di quel terzo che non ha avuto problemi con la giustizia.

Non me ne vanto.

Va bene, allora ci racconti la vera storia del craxismo.

E’ la storia di un leader socialista che giunge al governo sbarazzandosi dell’ideologia marxista sopravvissuta nel Psi, che si impegna nello sforzo di modernizzare un paese ancora molto arretrato, che si rivela capace di abbattere l’inflazione a due cifre e rilanciare il prodotto interno lordo. Un amico e un interlocutore stimato di grandi leader riformatori europei, come Mitterrand e Gonzalez. Con loro Craxi aprì un processo continentale che si sarebbe concluso con gli accordi di Maastricht.

Perdono, ma così sembra una fiaba. "Il Secolo d’Italia" è disposto a riconoscere una differenza fra il Craxi uomo di movimento e il Craxi uomo di regime, un po’ come De Felice faceva con Mussolini.

Lasciamo perdere. Se vogliamo trovare un difetto quello è il mancato conseguimento di una "Grande Riforma". La democrazia italiana era bloccata dai veti amministrativi e costituzionali di un’opposizione impossibilitata per ragioni internazionali a governare, visto che era legata ad un paese nemico come l’Unione sovietica. Craxi capì che occorreva riformare tutto il sistema già nel 1978. A più di trent’ anni di distanza questo incompiuto rimane ancora il principale problema politico del paese.

Se lei avesse ragione il Berlusconi "riformatore" potrebbe essere considerato l’erede politico di Craxi.

Posso riportare quello che Craxi mi disse in un colloquio personale e privato nel ‘94 e cioè di guardare con attenzione a Berlusconi.

Mi pare che il Psi fece subito una scelta diversa…

Del Turco dalla Cgil era divenuto segretario del partito e in un Consiglio Nazionale, con qualcosa come il 55% dei consensi, schierò i resti del Psi con "la gioiosa macchina da guerra" di Occhetto. Noi socialisti autonomisti sostenemmo politicamente ed organizzativamente Forza Italia.

Ma Forza Italia avrebbe aderito al Partito popolare europeo, come ora ha fatto il Pdl, del resto.

Vero. Ma anche vero che le case di appartenenza europee sono molto cambiate rispetto a quelle di allora. Non credo che voi consideriate Di Pietro un erede di Ugo La Malfa nell’Eldr e nemmeno di Malagodi!

Certo che da profano ho difficoltà a vedere Berlusconi come l’erede naturale di Craxi.

Berlusconi infatti è qualcosa di più. E’ stato capace di raccogliere l’elettorato di Nenni e De Gasperi. Craxi rappresentava solo Nenni, Berlusconi anche De Gasperi.

Vuol dire che l’elettorato del Nenni autonomista e del De Gasperi democristiano sopravvive ancora oggi nel paese?

Fortunatamente vive ancora quella matrice culturale che aveva contribuito al loro successo impedendo all’Italia derive pericolose, come quella massimalista. E direi anche che quella matrice culturale ha lasciato comunque un segno indelebile che si sta ulteriormente espandendo.

E su che basi lo sostiene?

Sulla pratica del buon governo. Guardi l’amministrazione delle Regioni del Nord dove c’era Forza Italia e ora c’è il PdL: Veneto, Lombardia. Le paragoni a regioni del Sud, come Campania, Puglia, Calabria, dove governa il centrosinistra. L’insoddisfazione popolare è tale che fa ritenere plausibile un imminente cambiamento.

Pensa che Campania Puglia e Calabria possano cambiare colore?

Diciamo che è legittima una ragionevole speranza, per quanto vi siano sacche di potere molto coriacee e resistenti consolidate negli anni.

In verità non le secca di essere assimilato, lei un socialista riformatore, al centrodestra?

A me termini come centrodestra e centrosinistra appaiono categorie giornalistiche. In realtà il governo Berlusconi ha avuto sempre un effetto propulsore e modernizzatore. I governi Prodi e anche quelli D’Alema sono stati più conservatori. E direi che anche la maggioranza degli italiani, oltre a quella dei socialisti, abbia finito per capirlo.

n.b. Stefano Caldoro ha preferito non trattare un argomento di grande attualità quale quello delle prossime elezioni regionali, dove pure nel Pdl si ipotizza la sua candidatura alla presidenza della regione Campania, come noi gli auguriamo.